Referendum costituzionale in Bolivia
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
In Bolivia, oltre 3 milioni e 800 mila cittadini sono chiamati oggi al voto per approvare o respingere la proposta di una nuova Carta costituzionale. Per il Paese latinoamericano, recentemente segnato da un preoccupante aumento delle violenze e da una sempre più marcata polarizzazione politica, si tratta di un appuntamento cruciale: all’esito del referendum popolare sarebbe infatti legato il futuro del Paese. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, Luis Badilla, giornalista esperto di America Latina:
R. – La posta in gioco dovrebbe essere – si augurano tutti – il ritorno del Paese alla tranquillità, in base ad una nuova Carta costituzionale. Va però sottolineato che ci sarà sicuramente una forte opposizione alla probabile vittoria dei sì’.
Tessuto sociale boliviano
D. – In caso di approvazione, il tessuto sociale e politico della Bolivia sarà profondamente mutato?
R. – Secondo l’impianto del testo costituzionale – che eventualmente sarà approvato – il Paese dovrebbe cambiare radicalmente, sia dal punto di vista istituzionale sia sotto il profilo politico-culturale. Dovrebbe cambiare anche nella dialettica democratica interna della nazione. Dovrebbe dunque emergere una nuova Bolivia, con molti aspetti positivi, ma anche con altre situazioni in cui le perplessità, i dubbi, restano grandissimi.
Luci della nuova Carta
D. – Quali, in concreto, le ombre e le luci di questa nuova proposta della Carta costituzionale?
R. – Le luci sono molte: vengono riconosciuti, dopo 500 anni, i diritti delle altre nazionalità, delle altre etnie e dei tanti popoli. Quindi la Bolivia diventerà ufficialmente il primo Stato latinoamericano multiculturale, anche in base a quanto fissato nella Carta costituzionale. E’ anche positivo il fatto che il testo accresce le libertà politiche, sociali e culturali. Ma anche le ombre sono moltissime. Tra tutte, c’è quella che paventano in molti: l’ombra pesante della mano dello Stato. Lo Stato che vorrebbe, potrebbe intervenire su tutto. Il testo potrebbe portare – in definitiva – ad uno statalismo opprimente.
Rapporto tra Chiesa e Stato
D. – Quindi, in gioco c’è anche un sano equilibrio nel rapporto tra Chiesa e Stato…
R. – La Chiesa ha dato molte idee, ha partecipato alle discussioni dell’Assemblea costituente, ha lanciato anche critiche. Non è vero però – com’è stato detto in questi giorni – che alcuni articoli siano stati redatti dalla Chiesa. Questo rientra in una campagna propagandistica. La Chiesa ha dato la propria opinione dal punto di vista dei principi. Ha suggerito idee, ha confutato altre, e poi alla fine ha chiarito che su questo testo numerosi punti sono soddisfacenti. Altri, ugualmente importanti, sono invece preoccupanti.