I cuochi al tempo della pandemia, un “menù” fatto di sacrifici e solidarietà
Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews: Puntata di Doppio Click, programma della Radio Vaticana, dedicata al patrono dei cuochi d’Italia, San Francesco Caracciolo, che la Chiesa ricorda il 4 giugno. Un’occasione per esplorare il mondo della ristorazione, duramente colpito dall’emergenza non solo sanitaria, anche attraverso parole e riflessioni del Papa.
Ci sono “alimenti semplici e nutrienti” che superano “barriere geografiche, appartenenze sociali e culture”. Si tratta dei legumi, “un alimento nobile con un enorme potenziale per rafforzare la sicurezza alimentare a livello mondiale”. Nel messaggio in occasione dell’evento virtuale promosso dalla Fao per la Giornata mondiale dei legumi, Papa Francesco sottolinea che “ci sono ancora molte persone, tra le quali non possiamo dimenticare i bambini, che non possono accedere alle risorse più elementari e mancano di alimenti sani e sufficienti”.
“Lenticchie, fagioli, piselli e ceci – aggiunge Francesco nel messaggio – si possono trovare sulle tavole di molte famiglie, perché riescono a soddisfare diverse necessità proteiche nelle nostre diete quotidiane”. Il Pontefice ricorda anche il compito “di coltivare la terra senza danneggiarla”, in modo che si possano “condividere i suoi frutti pensando anche alle generazioni che verranno dopo di noi”. Il “menù” indicato dal Papa nell’enciclica Laudato si’ ha inoltre un preciso orizzonte: l’invito è quello di “cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare”.
Nella cura della casa comune, i cuochi in particolare possono svolgere un ruolo essenziale. Il 19 novembre del 2017, all’inizio del pranzo con i poveri nell’aula Paolo VI, Papa Francesco ricorda proprio il prezioso contributo di quanti lavorano nelle cucine.
“Preghiamo il Signore che benedica: benedica questo pasto, benedica coloro che lo hanno preparato, benedica tutti noi, benedica i nostri cuori, le nostre famiglie, i nostri desideri, la nostra vita e ci dia salute e forza”.
Cuochi e pandemia
Il settore della ristorazione è stato fortemente penalizzato dalla pandemia, da chiusure e da lockdown. In alcune regioni del mondo la situazione resta drammatica. Molti cuochi hanno perso il loro posto di lavoro. In questo periodo, per effetto anche della campagna di vaccinazione, in vari Paesi tra cui l’Italia, si sta assistendo ad un graduale ritorno verso la normalità. Ed il sistema di ristorazione italiano è pronto a dare il proprio contributo. Ma la normalità può riproporre anche delle “ombre”. Quella dei cuochi, come molti altri mestieri, è una professione che può portare a trascorrere, ad esempio, molto tempo lontano dalle proprie famiglie, a rivedere i propri cari dopo una giornata di lavoro e quando è già notte. Il 16 giugno del 2014, rivolgendosi ai partecipanti ad un convegno diocesano di Roma, Papa Francesco sottolinea che non sempre è possibile dedicare il giusto tempo alla relazione tra genitori e figli. E questo “non è umano”. La sua riflessione si lega ad un incontro con un cuoco.
Prima di venire qui, sono andato in cucina a prendere un caffè, c’era il cuoco e gli ho detto: “Tu per andare a casa tua di quanto tempo hai bisogno?”; “Di un’ora e mezza…”. Un’ora e mezza! E torna a casa, ci sono i figli, la moglie…. E devono attraversare Roma nel traffico. Spesso capita a tutti noi di sentirci soli così. Di sentirci addosso un peso che ci schiaccia, e ci domandiamo: ma questa è vita? Sorge nel nostro cuore la domanda: come facciamo perché i nostri figli, i nostri ragazzi, possano dare un senso alla loro vita? Perché anche loro avvertono che questo nostro modo di vivere a volte è disumano, e non sanno quale direzione prendere affinché la vita sia bella, e la mattina siano contenti di alzarsi. Quando io confesso i giovani sposi e mi parlano dei figli, faccio sempre una domanda: “E tu hai tempo per giocare con i tuoi figli?”. E tante volte sento dal papà: “Ma, Padre, io quando vado a lavorare alla mattina, loro dormono, e quanto torno, alla sera, sono a letto, dormono”. Questa non è vita! È una croce difficile. Non è umano.
Francesco e il mondo della cucina
Nel libro “Gli anni oscuri di Bergoglio” di Javier Cámara e Sebastián Pfaffen (Ancora editrice) si ricorda che Papa Francesco ha imparato a cucinare fin da quando era bambino. Nel volume si sottolinea anche che in più occasioni il 31 di ottobre, il giorno in cui la Chiesa ricorda sant’Alonso Rodríguez, gesuita, il futuro Pontefice ha cucinato delle paellas per i confratelli. Un altro episodio risale all’estate del 1992. La nipote di un suo collaboratore era preoccupata per il pranzo da organizzare nel giorno del suo matrimonio. Il futuro Papa ha proposto quindi un menù con un timballo di riso come antipasto. E ha cucinato personalmente per gli invitati.
I pasti e la preghiera
Il momento dei pasti si lega anche a quello della preghiera. La benedizione del cibo e il ringraziamento per il pane quotidiano sono tratti distintivi per i cristiani. La Chiesa, riunita intorno alla mensa eucaristica, guarda al pane spezzato da Gesù nell’ultima cena. “Il Cristo, che ci nutre sotto le specie consacrate del pane e del vino – ha ricordato Papa Francesco all’Angelus del 7 giugno 2015 – è lo stesso che ci viene incontro negli avvenimenti quotidiani; è nel povero che tende la mano, è nel sofferente che implora aiuto, è nel fratello che domanda la nostra disponibilità e aspetta la nostra accoglienza. È nel bambino che non sa niente di Gesù, della salvezza, che non ha la fede”. Il legame tra pasti e preghiera si rinnova ogni domenica anche con il saluto di Papa Francesco dopo la recita mariana dell’Angelus. Queste sono le parole che il Pontefice ha pronunciato lo scorso 30 maggio.
Il Santo patrono dei cuochi d’Italia
La Chiesa il 4 giugno ricorda San Francesco Caracciolo. Nato a Villa Santa Maria in Abruzzo nel 1563, l’anno in cui si chiude il Concilio di Trento, discende da una famiglia di principi. Ma come San Francesco d’Assisi, si spoglia delle ricchezze terrene per mettersi al servizio di Dio e dei poveri. All’età di venti anni contrae una grave malattia contagiosa. Decide di farsi isolare in un sottoscala del palazzo di famiglia. In questo contesto di isolamento matura la sua conversione e dopo la guarigione lascia il piccolo borgo paterno per recarsi a Napoli. Inizia a prestare servizio presso la Compagnia dei Bianchi di Giustizia a favore di poveri, malati e condannati a morte. Qui incontra casualmente il ricco e nobile genovese Agostino Adorno che lo coinvolge, insieme con il consanguineo Fabrizio Caracciolo, a creare un nuovo ordine religioso: i Chierici Regolari Minori. Muore il 4 giugno 1608 ad Agnone, sulla via del ritorno a Napoli da un pellegrinaggio a Loreto. nel 1807 e proclamato nel 1840 compatrono di Napoli. Canonizzato da Papa Pio VII nel 1807, nel 1840 viene proclamato compatrono di Napoli. In seguito alla richiesta della Federazione italiana cuochi, per la grande venerazione da parte dei cuochi di Villa Santa Maria le cui origini sono legate alla famiglia Caracciolo, la Santa Sede nel 1996 dichiara San Francesco Caracciolo Santo patrono dei cuochi.
La festa del cuoco
Il 13 ottobre, giorno natale di San Francesco Caracciolo, i cuochi festeggiano il loro patrono in tutta Italia. E in particolare a Villa Santa Maria, borgo natale del Santo, dove una delegazione regionale della Federazione Italiana Cuochi dona l’olio votivo. Con questo olio viene quindi accesa la lampada davanti alla statua del Santo nella cappella di palazzo Caracciolo. La giornata è anche scandita da eventi enogastronomici, che vedono la partecipazione di grandi chef nazionali e internazionali. Lo scorso anno si è vissuta una giornata molto diversa dal solito a causa delle restrizioni legate alla pandemia.
Preghiera dei cuochi
Pregare è sempre possibile: il tempo del cristiano è il tempo di Cristo risorto, che è con noi “tutti i giorni”. Come si ricorda nel Catechismo della Chiesa cattolica “è possibile, anche al mercato o durante una passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera. È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate”. La preghiera dei cuochi rivolta al loro Santo patrono ripercorre in particolare la vita del sacerdote abruzzese, mosso da mirabile carità verso Dio e il prossimo. Questo è il testo dell’orazione.
“O umilissimo San Francesco, adoratore e apostolo di Gesù Pane di vita, che rinunciasti ai beni e agli onori terreni per metterti pienamente al servizio di Dio e del prossimo più povero e più bisognoso di aiuto materiale e spirituale, noi Cuochi ti ammiriamo e a te ci rivolgiamo come nostro patrono particolare. Tu che fosti profondamente unito a Cristo, Pane spezzato per la vita del mondo, aiutaci a saper promuovere, attraverso la mensa che prepariamo, rapporti più umani e fraterni per contribuire alla diffusione nel mondo della pace e dell’amore di Dio. Infondi in noi e in tuffi gli uomini il desiderio e il gusto della Mensa della Parola e del Pane di vita eterna, ottieni da Dio grazia e benedizione sulle nostre famiglie e sul nostro lavoro, aiutaci ad essere sempre degni figli di Dio per poter meritare di partecipare, al termine del nostro cammino terreno, alla tua gloria e alla beatitudine di tutti i Santi in cielo. (Preghiera dei cuochi a San Francesco Caracciolo)”