Scuola cattolica e parità economica
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
“La scuola cattolica risorsa educatrice della Chiesa locale per la società”. Questo il titolo della Nota pastorale della Commissione episcopale per l’educazione, la scuola e l’Università della Conferenza episcopale italiana, diffusa in questi giorni. Su questo documento e sulla realtà, oggi, delle scuole cattoliche in Italia si sofferma Luigi Morgano segretario nazionale della Fism (Federazione italiana scuole materne), intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. – “Da parte della Federazione c’è un vivissimo ringraziamento all’Episcopato italiano per questo documento che segue quello del 1983, quindi di oltre 30 anni fa. In questi anni abbiamo ottenuto un risultato fondamentale che vale la pena di ricordare, perché anche nel nostro mondo cattolico non erano pochi coloro che pensavano che la presenza di queste nostre istituzioni fosse sostanzialmente di ‘supplenza’ rispetto al progressivo intervento da parte dello Stato. Oggi sappiamo che dopo la Legge 62 del 2000, le nostre scuole sono scuole paritarie e fanno parte dell’unico sistema nazionale di istruzione”.
Manca la parità economica
“Quella che non è stata attuata è invece la parità economica, in questo momento ancora più complicata, perché da un lato i contributi dello Stato in questi anni sono progressivamente diminuiti, dall’altro Comuni e Regioni si trovano anch’essi in difficoltà con riferimento al cosiddetto Patto di Stabilità, ma soprattutto questa situazione non consente certamente di trasferire su di loro i maggiori costi che ovviamente un servizio di questo tipo comporta”.
Alta qualità delle scuole cattoliche
D. – Un servizio che comporta in media costi per alunno, per lo Stato, molto diversi raffrontando le scuole statali con quelle paritarie …
R. – Per dare un dato che mi sembra non controvertibile, non discutibile – sono dati ufficiali – il costo per bambino nella scuole statale per lo Stato si aggira intorno ai 6500 euro, il contributo che è stato erogato lo scorso anno per bambino nelle nostre scuole è stato di 420 euro; e poi lo sforzo da parte delle scuole cattoliche e di ispirazione cristiana è quello di mantenere un livello di qualità assolutamente alta. Sappiamo che questo è riconosciuto anche a livello internazionale dall’Ocse, che dice che proprio il sistema della scuola infantile in Italia è il parametro di riferimento di eccellenza a livello internazionale.
Scuole cattoliche, un risparmio per lo Stato
D. – Allargando lo spettro al sistema generale delle scuole cattoliche in Italia possiamo dire che sono sicuramente un risparmio per lo Stato, offrono un servizio legato al pluralismo, un servizio di eccellenza e poi sono anche una risorsa preziosa per le comunità cristiane locali …
R. – Certamente sì. Tra l’altro, oggi, il problema che sta diventando davvero urgente è quello di un intervento economico che consenta a tutti di poterla frequentare perché, diversamente, se i deficit diventano strutturali vanno in difficoltà economica e se dovessero chiudere chiaramente la possibilità di scegliere quale tipo di scuola frequentare diverrebbe un’aspirazione e non un dato di realtà.
Una scuola al servizio di tutti
D. – Una scuola, quella cattolica, che è al servizio di tutti, in particolare dei più poveri …
R. – C’è una lunga tradizione di particolarissima attenzione delle nostre scuole proprio alle situazioni di maggiore difficoltà. Tradizionalmente, c’è sempre stata la disponibilità ad accogliere anche chi non poteva pagare o sostenere la retta; c’è una particolare attenzione nei confronti dei bambini figli di genitori immigrati, e poi il grande tema su cui la nostra Federazione è molto impegnata è quello dell’attenzione alla disabilità. Oggi il problema è quello sostanzialmente – torno a dire – della necessità di un aiuto alle famiglie, perché tutti i contributi che arrivano – essendo le nostre scuole no profit – sono ad a sgravio della retta.
Richieste urgenti al governo
D. – Dunque, in base a questo contesto quali le richieste urgenti da rivolgere all’attuale governo?
R. – Da un lato riteniamo l’alta qualità un dovere; dall’altro chiediamo passi effettivi sull’avvio della parità economica, cosa che è garantita a livello europeo praticamente ovunque. È tempo di mettere mano al completamento della Legge 62 che oggettivamente è rimasta, per questo aspetto, incompiuta.