Sinodo per l’Amazzonia: nuovi cammini verso una Chiesa più incarnata
© Amedeo Lomonaco, il mio articolo su VaticanNews – L’Instrumentum Laboris del Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia è stato al centro di un seminario, conclusosi ieri in Brasile. Intervista con il vescovo mons. Adriano Ciocca.
Un momento di dialogo su diverse realtà dell’Amazzonia e un’occasione per concepire una Chiesa più incarnata che non abbia paura di affrontare cruciali e complesse sfide legate al territorio pan-amazzonico. Attraverso queste direttrici si è snodato il seminario, conclusosi ieri nel Centro culturale missionario di Brasilia, incentrato sull’Instrumentum Laboris del Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia, in programma dal 6 al 27 ottobre prossimi in Vaticano.
Grido dei poveri
Promosso dalla Rete ecclesiale panamazzonica (Repam) e dal Centro ecumenico di servizio all’evangelizzazione e all’educazione popolare (Ceseep), il seminario ha affrontato in particolare tre questioni. In primo luogo, si è cercato di capire come rispondere al grido della terra e dei poveri in un contesto, come quello amazzonico, dove gli equilibri dei popoli indigeni sono minacciati dai grandi interessi economici delle imprese minerarie, dalla deforestazione e da progetti infrastrutturali.
Diversità dei ministeri
Un’altra cruciale questione, affrontata durante il seminario, riguarda una peculiare sfida: come riconoscere, espandere e consolidare la diversità dei ministeri e il ruolo delle donne. Alla mancanza di sacerdoti sono in particolare legate le difficoltà, da parte delle comunità della regione amazzonica, nel celebrare frequentemente l’Eucaristia. Per non lasciare tali comunità senza l’Eucaristia, si suggerisce nell’Instrumentum Laboris di cambiare i criteri di selezione e preparazione dei ministri autorizzati a celebrarla.
Mondo urbano e comunità attive
La terza questione riguarda le sfide del mondo urbano, dove vive circa l’80% della popolazione della regione amazzonica. Sono due, in particolare, le domande alle quali si deve rispondere: come creare comunità attive tra i residenti, per lo più emigrati nei sobborghi delle città, ma anche tra i giovani nelle scuole e nelle università? Come affrontare la cultura secolarizzata e consumistica diffusa dai mass media e convivere con la grande diversità di chiese e movimenti religiosi?
In difesa della voce di Dio
Al seminario, tenutosi a Brasilia, hanno partecipato 23 vescovi, tra cui cinque membri del Consiglio pre-sinodale, il segretario esecutivo della Repam, consulenti ed esperti. Mons. José Antônio Peruzzo, arcivescovo di Curitiba, ha affermato che l’Amazzonia “non è isolata dal mondo” ma è inserita in un contesto strategico “di grande rilevanza per il futuro dell’umanità”. Il segretario esecutivo del Repam, Mauricio Lopez, ha sottolineato che il “Sinodo sarà il momento di difendere la voce di Dio”.
Nuovi cammini
Intervistato da Vatican News, mons. Adriano Ciocca, vescovo della prelatura di São Félix do Araguaia, sottolinea che l’incontro è stato un momento di dialogo prezioso in vista del Sinodo, in programma ad ottobre e incentrato sul tema: “Amazzonia, nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”.
Le prospettive che si aprono, sottolinea mons. Ciocca, “sono interessanti perché, preparandoci bene, speriamo di potere, di fatto, fare in modo che il Sinodo possa aiutare la Chiesa a incarnarsi sempre più nell’Amazzonia. E possa anche servire, come stimolo, per ripensare alcuni modi di presenza della Chiesa in modo che possa essere sempre di più incarnata nella realtà. In modo che la Chiesa sia sempre più attenta a far sì che il Regno di Dio si faccia presente in mezzo alle persone, e soprattutto tra i più poveri. Alcuni temi, come l’ecologia integrale, sono fondamentali. Questo modello di ecologia deve far parte organica di una riflessione teologica: il tema della preservazione del pianeta come casa comune è diventato urgente e non solo per noi cattolici ma per tutta l’umanità”.
Da una teologia indigena ad una teologia india
Un altro tema importantissimo, ricorda il vescovo della prelatura di São Félix do Araguaia, “è quello dei ministeri, sia quelli laicali sia quelli ordinati. Devono essere pensati in funzione delle necessità delle nostre comunità in Amazzonia, ma devono poter servire anche come riflesso ad altre realtà simili al contesto amazzonico. Un altro tema cruciale riguarda il passaggio da una teologia indigena ad una teologia india: dovremmo cioè anche pensare ad una pastorale che sia non di bianchi verso gli indios, ma che sia assunta dai popoli indigeni, in modo che loro stessi siano protagonisti dell’evangelizzazione”.