Speranze per il Medio Oriente, intervista con padre Jaeger

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Mancano meno di 24 ore all’attesa Conferenza di pace sul Medio Oriente. Ai lavori ad Annapolis, negli Stati Uniti, prenderanno parte negoziatori israeliani, palestinesi e diversi rappresentanti della comunità internazionale. Nel pomeriggio, il presidente americano, George Bush, incontrerà il premier israeliano, Ehud Olmert, ed il presidente palestinese, Abu Mazen. Al vertice – ha confermato il direttore della Sala Stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi – è stata invitata anche la Santa Sede. Quali risposte devono arrivare dalla Conferenza di Annapolis per rendere reale il progetto di due Stati democratici – Israele e Palestina – che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza? Risponde al microfono di Amedeo Lomonaco, padre David Jaeger, della Custodia francescana di Terra Santa:
R. – Credo che la prima cosa, fosse anche l’unico risultato, sarebbe quella di avviare concretamente il negoziato di pace con l’obiettivo preciso del Trattato di pace definitivo tra la nazione palestinese e quella israeliana.
Ostacoli
D. – Il movimento radicale Hamas ha dichiarato, però, che i palestinesi non terranno conto delle eventuali decisioni che saranno prese alla Conferenza. Questo è un ostacolo reale?
R. – No, non costituisce alcun ostacolo perché l’Organizzazione per la liberazione della palestina, l’OLP, che internazionalmente – e anche e soprattutto nel mondo arabo – è riconosciuta come il solo, legittimo rappresentante del popolo palestinese. Per cui, quello che direbbero organizzazioni o individui che sono al di fuori dell’OLP, non dovrebbe avere nessun impatto.
Il nodo Iran
D. – L’Iran critica, poi, i Paesi arabi che parteciperanno ai lavori, accusandoli di “scarsa intelligenza politica”. Come si pone in generale oggi il mondo arabo di fronte al difficile processo di pace israelo-palestinese?
R. – Innanzitutto, l’Iran non è un Paese arabo e, quindi, il suo atteggiamento non ha nessun impatto sui Paesi membri della Lega Araba. I Paesi arabi seguono molto da vicino queste aperture, queste prospettive di negoziati di pace di Israele con i palestinesi, per mettere su compiutamente quella cerchia di pace.
Partecipa anche la Siria
D. – Alla Conferenza di Annapolis, si prevede un’ampia partecipazione internazionale. Quale significato assume, in particolare, l’annunciata partecipazione della Siria?
R. – Confermerebbe, concretamente, quanto è stato più volte dichiarato negli ultimi anni dalla presidenza siriana, di voler anch’essa arrivare ad un Trattato di pace con Israele e di chiedere l’apertura di negoziati concreti di pace tra le due nazioni.
Aspettative della Chiesa di Terra Santa
D. – Quali sono le aspettative della Chiesa di Terra Santa per la Conferenza di Annapolis?
R. – Umanamente parlando, le future condizioni e prospettive di vita della Chiesa in Terra Santa dipendono dalla pace. In mancanza di pace, si avverte la crescita della militanza di organizzazioni islamiste nei Territori occupati: ne abbiamo avuto la conferma a Gaza negli ultimi mesi.