Sud Sudan. Falliti negoziati di pace
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Falliti gli sforzi per la pace in Sud Sudan, scosso da un sanguinoso conflitto dal 2013. Non è stato raggiunto l’accordo, ad Addis Abeba, tra il governo di Salva Kiir e i ribelli guidati dall’ex vice presidente Riek Machar. Il dato più preoccupante è che non è stata fissata una nuova data per futuri negoziati, come sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, lo storico corrispondente del “Corriere della Sera” e direttore di africa-express.info, Massimo Alberizzi:
R. – Sono stati rimandati “sine die”: Riek Machar, ma soprattutto, il presidente Salva Kiir hanno posto condizioni inaccettabili l’uno per l’altro e quindi è fallito tutto. E’ fallito tutto mentre la popolazione continua a morire e la guerra continua. La popolazione continua a morire di stenti perché in questi casi le popolazioni civili sono quelle che soffrono di più. I combattenti muoiono molto meno. Il problema è proprio questo: ormai non è stato fissato un altro round di colloqui e quindi è tutto sospeso. Ovviamente, i mediatori cercheranno di ricucire, però con condizioni precise. Per esempio, la condizione che era venuta a galla, e che era tenuta riservata e segreta dall’Unione Africana, era che sia Salva Kiir sia Riek Machar avrebbero dovuto rinunciare a occupare un posto nel prossimo governo di coalizione, evidentemente. Ma non hanno accettato. Ecco, questo è l’oggetto del contendere: soprattutto questo.
Possibili margini
D. – E dunque, allo stato attuale sembra difficile ricucire lo strappo tra ribelli e governo. Ci sono però margini di trattativa?
R. – Diciamo che in questo momento è tutto bloccato: siamo a zero. Siamo tornati al 15 dicembre 2013, quando appunto è scoppiata la guerra. Ovviamente, immagino che dei margini di manovra esistano, nel senso che in qualche modo se ne possono anche creare al momento. Però, in questo momento non vedo niente che possa chiarire l’aspetto negoziale della questione.
Il ruolo del Sudan
D. – E quale può essere il ruolo del Sudan in questa crisi?
R. – Il Sudan appoggia un giorno uno un giorno l’altro, cercando di sostenere tutti e due, ma risulta poi inaffidabile per entrambi – senza contare che hanno problemi interni molto grandi in questo momento in Sudan. Io direi che sono altri gli attori regionali che potrebbero avere un ruolo: in primo luogo l’Uganda, poi il Kenya e anche l’Etiopia.