Ue: olio tunisino senza dazi, minaccia per made in italy
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
Nei Paesi dell’Unione Europea saranno importati, senza dazi, 35 mila tonnellate in più all’anno di olio d’oliva prodotto in Tunisia. La misura, decisa dal Parlamento europeo, è stata adottata per sostenere l’economia tunisina messa in crisi dai recenti attentati al museo del Bardo e sulla spiaggia di Susa che hanno fortemente condizionato soprattutto l’industria turistica del Paese nordafricano. La decisione dell’Europarlamento è un grave colpo al made in Italy. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo:
R. – Questo è un grande rischio che noi abbiamo, tenendo conto che questa decisione viene dopo un 2015 che ha visto aumentare del 480% le importazioni dalla Tunisia verso l’Italia. Le frodi scovate dalle nostre forze dell’ordine sono quadruplicate e, quindi, è evidente che queste nuove agevolazioni all’ingresso non potranno far altro che mettere ulteriormente a rischio i consumatori e far aumentare le frodi. Oltre a questo c’è una beffa: gli stessi produttori di olio tunisini ci raccontano che non è questa misura che li aiuterà a stare meglio. Quindi a guadagnarci saranno evidentemente alcune multinazionali, alcuni soggetti che si occupano di import-export di olio e che tenteranno di lucrare poi con l’immagine del nostro Paese per spacciare però per italiano ciò che italiano non è.
Rischi per il Made in Italy
D. – Una misura che avrà un impatto negativo sulla filiera dell’olio d’oliva, un settore strategico del “made in Italy” che vale circa due miliardi di euro l’anno…
R. – Avrà un impatto negativo su un settore che ha questi numeri – 2 miliardi di euro l’anno – ma che riguarda oltre un milione di ettari di terra e 250 milioni di piante. Sono 533 le varietà di olio – siamo il Paese con la maggiore biodiversità da questo punto di vista – e c’è un rischio anche per i 50 milioni di giornate lavorative annue che portano lavoro nelle nostre campagne durante le diverse fasi della coltivazione, della raccolta e della molitura delle olive.
Aumentano le frodi
D. – Oltre ai produttori, anche i consumatori non sono esenti da rischi, come quello concreto del moltiplicarsi delle frodi. Servono dunque maggiori controlli, per evitare anche che vengano mescolati olii nazionali con altri prodotti di dubbia provenienza?
R. – Sicuramente è importante un’azione forte di controlli, è importante rendere attuativa fin da subito, al 100%, la legge cosiddetta “salva-olio” del 2013 che dà alle forze dell’ordine nuovi strumenti, nuove possibilità, anche test organolettici, che consentono di scovare le frodi e, quindi, di capire quando un olio viene spacciato per extravergine di oliva ma, in realtà, non è extravergine di oliva.
I controlli sono cruciali
D. – Sono dunque fondamentali i controlli; ma cosa possono fare i consumatori proprio per tutelarsi?
R. – E’ importante fare molta attenzione quando si va ad acquistare l’olio. Intanto, cercare di comprare quanto più possibile direttamente dagli agricoltori italiani attraverso – ad esempio – il circuito di “Campagna amica” di Coldiretti con 1.500 mercati e 20 mila produttori coinvolti. Quando non si può comprare direttamente dai produttori, dare priorità all’olio con denominazione di origine, alle “dop”(denominazione di origine protetta) e alle “igp” (identificazione geografica protetta) dell’olio italiano, e soprattutto di diffidare da quei marchi che richiamano l’italianità ma che poi non trovano nella dicitura che riguarda l’origine delle olive, la voce “100% olio italiano”. Altro ulteriore e ultimo consiglio, il prezzo: a prezzi troppo bassi non possono corrispondere veri olii extravergine d’oliva italiani. A meno di 6-7 euro al litro, è impossibile trovare un vero e sano e buon olio extravergine di oliva italiano.
Frodi e salute
D. – Oltre al rischio di frodi, c’è anche quello per la salute?
R. – Sì, perché queste frodi spesso vedono miscele di olii che poi possono essere sofisticati e adulterati per renderli simili a un olio extravergine d’oliva, quando poi in realtà non lo sono.
Misure per sostenere la Tunisia
D. – C’è dunque anche il timore che non vengano realmente aiutati i produttori tunisini: quali, allora, secondo la Coldiretti, le misure che possano invece sostenere più efficacemente l’economia della Tunisia, in particolare il settore agricolo di questo Paese?
R. – Occorre andare a vedere nel dettaglio come funziona il mercato di quel Paese e non sono certe queste le misure che possono aiutarlo. Sono gli stessi produttori tunisini a dircelo. Lì dobbiamo andare a vedere, tra l’altro, quali sono le norme a tutela dell’ambiente, le norme a tutela della salute dei lavoratori in quel Paese. Scopriamo che sono norme assolutamente nemmeno confrontabili con quelle che utilizziamo noi che, invece, sono sicuramente molto più sostenibili dal punto di vista della qualità dell’ambiente e anche, ovviamente, della tutela dei lavoratori.