Italia vittime a causa del gelo
© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●
La morsa di gelo che ha colpito l’Italia in questi giorni mette a rischio la sopravvivenza delle persone senza fissa dimora. Secondo le stime dell’Osservatorio di Milano, muoiono ogni anno circa cinquanta senzatetto a causa del freddo e dei malori legati alle loro precarie condizioni di vita. La Caritas italiana è fortemente impegnata nell’offrire alle persone che hanno legato il loro vissuto alla strada, un contesto più adeguato alle temperature di questi giorni.
L’impegno della Caritas
Per affrontare l’emergenza freddo, la Caritas e le altre realtà caritative, svolgono attività di ascolto e di orientamento al buon utilizzo dei servizi che il territorio offre. Oltre che nelle opere di assistenza, la Caritas è molto attiva anche nelle iniziative tese a promuovere la pace. Con questo intento le Caritas diocesane, l’Azione Cattolica e Pax Christi hanno proposto alle loro comunità il 24 gennaio come giornata di digiuno e di preghiera. Su questa iniziativa ascoltiamo mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, al microfono di Amedeo Lomonaco.
R. – Si tratta di una iniziativa di preghiera e di digiuno che vuol riprendere il messaggio legato alla giornata del 24 gennaio 2002, vissuta dal Papa e dai rappresentanti delle religioni ad Assisi. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di riprendere quel messaggio per farlo essere dentro una rinnovata tensione alla pace, in un contesto fortemente aggravato dai venti di guerra che spirano in Iraq.
Iniziative della Caritas
D. – Quali sono le altre iniziative promosse dalla Caritas?
R. – Le iniziative della Caritas italiana consistono, in questo periodo, in un incremento di quei servizi territoriali in grado di fornire un’assistenza adeguata alle persone senza fissa dimora colpite dall’emergenza freddo. E’ stata attivata da parte delle Caritas diocesane tutta una serie di servizi che tendono ad avvicinare le persone in difficoltà, per garantire loro quelle che sono le risposte fondamentali ai bisogni primari: il cibo, i vestiti, la possibilità di vivere in un contesto più adeguato alle temperature di questi giorni.
Avere buon occhio
D. – Cosa può fare concretamente il cittadino per aiutare i senza tetto?
R. – Quello che penso sia importante, innanzitutto, da parte di tutti coloro che incrociano le persone senza fissa dimora, è il “buon occhio”, lo sguardo ricco di tanta attenzione, capace di far sentire non un giudizio, ma una vicinanza. Il cittadino inoltre, conoscendo alcuni particolari servizi che il territorio offre, può in prima persona invogliare, orientare o addirittura accompagnare queste persone al buon utilizzo dei servizi di assistenza. Ma ciò che mi sembra estremamente importante è che ognuno di noi sappia mettere a disposizione la propria relazione, la propria capacità di considerare l’altro, per farlo sentire, per quanto possibile, al centro delle nostre attenzioni.
Pastorale e solidarietà
D. – Come concilia la Caritas la dimensione dispersiva e frenetica delle città italiane con l’attività pastorale e le opere di solidarietà?
R. – I dati delle ricerche che si fanno sulla povertà ci dicono purtroppo che i poveri nel nostro Paese sono in aumento. Si parla di sette milioni di persone che in Italia vivono in una condizione di povertà relativa. Ma c’è anche tutto un mondo, quello legato all’abbandono, alla solitudine, che di per sé non necessita di risposte ai bisogni primari, ma che ha il problema della relazione, della presa in considerazione. Un numero sempre più grande di giovani e giovanissimi vive in una povertà di senso e di significato. L’azione che solitamente la Caritas compie è quella di esserci nel mondo dei poveri, ma per animare la comunità.